Presentatore: E BASTA! SMETTETELA! SILENZIOOOO!!!!
Bene, adesso lo storico Orienzio ci parlerà delle invasioni-migrazioni del V secolo. Innanzitutto, una piccola nota sulla sua vita…
Orienzio: Beh, tutto quello che posso dire è che sono di origine gallica, sono stato vescovo in Aquitania Meridionale e poeta. Inoltre, non per vantarmi ma (con aria di superficialità) la Chiesa cattolica mi ha addirittura fatto santo….
Eusebio e Marcellino: (all’unisono) TI STAI VANTANDO!
Presentatore: SHHHH!!!!
Orienzio: …e vengo festeggiato il primo maggio. (guarda i due stizzito)
Presentatore: Non badi a loro, Orienzio, li lasci perdere. Piuttosto, un accenno al suo poema?
Orienzio: Sotto il mio nome è tramandata un’ elegia, ovvero un canto di lamento, di 1036 versi divisi in due libri di misura disuguale, conosciuta con il titolo di “Commonitorium Fidelium”. La mia intenzione è quella di rievocare il clima di terrore provocato dall’invasione dei barbari intorno al 430. Nel ruolo di maestro, esorto gli uomini a vivere secondo gli insegnamenti del cristianesimo per raggiungere la salvezza.
Presentatore: Perché si parla di invasioni-migrazioni?
Orienzio: Per molto tempo gli storici dell’ Europa latina hanno definito questi movimenti come invasioni barbariche. La storiografia di tradizione tedesca, invece, mette l’accento sul fatto che si trattò di un vasto movimento di popoli più arretrati alla ricerca di migliori condizioni. Le diverse interpretazioni mettono in evidenza gli opposti punti di vista: di chi subì questi eventi e di chi ne fu parte attiva. Resta il fatto che gli spostamenti delle popolazioni barbariche erano guidati dai guerrieri e furono condotti spesso con violenza e sopraffazione; si può quindi dire che si trattò di invasioni-migrazioni.
Presentatore: Va bene, adesso intervisteremo i re Teodosio II e Attila che hanno “condiviso”, nonostante l’ appartenenza a fazioni opposte, molte azioni politico-militari.
Attila: Esattamente, perciò vorrei cominciare col dire ch-
Teodosio: Oh, ma davvero? Prima parlo io! Allora, devi sapere che nella parte orientale dell’ impero il pericolo dei barbari era meno drammatico. Nel 408, alla morte di mio padre Arcadio, salii al trono sotto la tutela di mia sorella e di mia madre. Durante il mio regno l’ impero fu più volte minacciato e attaccato dai seguaci di questo baccalà. (indica Attila)
Attila: Ma stai zitto, sono stato un capo di notevoli qualità, sono riuscito a coalizzare un gran numero di popolazioni nomadi e a creare un forte impero che aveva il suo centro nelle attuali Ungheria e Ucraina.