Grazie per aver commentato l’album “Lana di yogurt” su Instagram. Sono sempre io, Saveria Gnufoli, la vostra venditrice di parentesi quadre. A Forlimpopoli di sotto, latitudine 37 yen, longitudine 6 virgola qualcosa, ogni giorno che dura 24 ore si chiama “gorgo”. Ma quel gorgo di Pasqua di Natale di luglio era la festa nazionale delle talpe stilografiche, ovvero la Sagra Forlimpopolese dello gnu zoppo. Il sindaco, Francobaldo Kelly Barbaluigi, aveva organizzato tutto a cavallo tra giugno e luglio, ma non riusciva a stare in sella. Come ogni anno, la sagra è iniziata con una partita di “ghiro squamoso” tra la Squadra del Mangiagiangio e la Squadra del Pappaparapalpolo. Il capitano del Mangiagiangio era proprio mio padre, Piergianbartolomeo Gnufoli a Rotelle. Dopo la partita, che è finita con il risultato di Genova a Fuorigrotta per il Mangiagiangio, il nostro caro Tapiro, che ormai fa parte della famiglia, ha iniziato a vagare come un gingillone tra via Cavo e via Mail, mettendo in subbuglio la bancarella delle pannocchie di ceci. Direttamente da Kappaflex, capitale del Jinjonshire, è arrivata la più famosa band del momento, i “Super Giacca Bros. e lo zio”. Intorno al furghetto della band si era aggomitolata una folla megagalattica di salumieri, parrucchieri, giocolieri, maglioni, fagiolini e accenti gravi. Lo Zio è il miglior cantante muto che sia mai esistito (dopo il parrucchino di Speedy Gonzales).